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mercoledì 17 novembre 2010

L'impegno di 40 super ricchi Tutto nasce dall'appello, lanciato a giugno da due superricchi che già molto hanno dato in beneficenza come Bill Gates e Warren Buffett. La lista è anche una mappa di questo capitalismo: finanza, informatica, informazione e intrattenimento. Sono questi i settori in cui, in quest'anni, si sono formate le grandi fortune. Praticamente assente l'industria. Quasi tutti, anche, nuovi capitalisti straricchi di prima generazione. Contemporaneamente, l'appello e le firme sono la testimonianza di una cultura peculiare del capitalismo americano, dove la beneficenza è una costante che accompagna il successo: la spinta a restituire alla società almeno parte di ciò che, dalla società, si è avuto, fa parte della psicologia e dell'immaginario collettivo americani. Le lettere dei firmatari, raccolte sul sito www.thegivingpledge.com, raccontano tutte, questa stessa storia Specchio di quella psicologia, il sistema fiscale, del resto, la traduce in generose esenzioni fiscali per i profitti destinati in beneficenza. Gran parte dei firmatari aveva già preso, pubblicamente o meno, l'impegno a devolvere gran parte del proprio patrimonio in beneficenza: il 95% per Ellison, il 99% per Buffett, ad esempio. Per ora, comunque, il gossip si concentra sui prossimi nomi della lista. con una curiosità su tutte: accetterà Steve Jobs, il profeta della Apple, di incrociare, almeno questa volta, il suo cammino con quello di Bill Gates, l'artefice della Microsoft? La risposta degli esperti è: certamente no.

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